Il titolo della ArtGo Holdings, un medio operatore dell’industria mineraria cinese quotato alla Borsa di Hong Kong, è crollato ieri del 98% in un solo giorno, bruciando l’equivalente di 5,7 miliardi di dollari di capitalizzazione, dopo che il provider globale di indici benchmark MSCI ha deciso di non inserirlo all’interno dei suoi panieri.
Un crollo che sarebbe con ogni probabilità rimasto nell’ombra se non fosse per i numeri da guinness dei primati che la sua performance borsistica aveva fino a quel momento consegnato alla cronaca finanziaria.
Borse: il miglior titolo mondiale 2019 (+3800%) crolla a zero
Prima del collasso, la società specializzata nell’estrazione di marmo aveva infatti a segno nel corso del 2019 un prodigioso rialzo del 3.800%, che ne ha fatto la migliore azione quotata sui listini azionari mondiali tra quelle con un valore di mercato superiore al miliardo: una scalata che aveva lasciato di stucco investitori e analisti, ma anche sollevato molti dubbi.
Finendo per accendere un campanello d’allarme tra gli osservatori del mercato che ha favorito la caduta.
ArtGo Holdings: 5 miliardi bruciati con un report del WSJ
La decisione dell’MSCI, che ha ribaltato un precedente annuncio di inizio novembre, è arrivata infatti all’indomani della pubblicazione di un report del Wall Street Journal, in cui il quotidiano americano esprimeva numerose perplessità su quella che definisce una “misteriosa bolla del marmo”: partendo dalla notevole discrepanza tra i fondamentali della società e il prezzo raggiunto dalle sue azioni, il WSJ aveva messo in evidenza infatti alcuni elementi problematici, a partire dai multipli stellari raggiunti (85 volte il rapporto prezzo-ricavi, persino meglio delle società tecnologiche) e dall’assenza di particolari sbalzi nella domanda di pietre di marmo quest’anno.