Nel corso della riunione di giugno, la Federal Reserve degli Stati Uniti non ha variato i tassi d’interesse; nel sottolineare che le sue decisioni politiche si baseranno sui dati, ha però anche espresso la convinzione che una riduzione dei tassi sia sempre più vicina. Sonal Desai, CIO, Franklin Templeton Fixed Income Group, illustra le sue riflessioni sulla riunione e spiega perché la Fed potrebbe accentuare la futura volatilità del mercato.

Vincolato dall’anticipazione dei mercati finanziari secondo i quali interverranno tagli per 75 punti base (pb) ai tassi d’interesse, durante il Federal Open Market Committee di giugno Jerome Powell, presidente della Federal Reserve (Fed), ha rafforzato i suoi toni accomodanti, agendo tuttavia con modalità che a mio avviso aumenteranno le incertezze sulla strategia della Fed e, di conseguenza, acuiranno probabilmente la volatilità del mercato.

Dopo la riunione, Powell ha evidenziato le crescenti incertezze legate alle tensioni commerciali internazionali, denunciando il deterioramento del rischio nei mercati finanziari.

Quest’ultima nota stride fortemente con le quotazioni record dei mercati azionari, che Powell è parso ignorare totalmente.

Forse nell’intento di perorare future riduzioni dei tassi, Powell ne ha rimarcato l’importanza per i responsabili Fed al fine di “sostenere l’espansione” a vantaggio dei consumatori statunitensi appartenenti a tutte le categorie socio-economiche – spiega Sonal Desai -.
Quel che mi chiedo, tuttavia, è in che misura i tagli della Fed sosterrebbero l’espansione economica e non, piuttosto, un costante rialzo dei mercati finanziari e soprattutto degli attivi rischiosi.

Nella parte dedicata alle domande e risposte con i media al termine della riunione, Powell ha attribuito il cambio di marcia odierno ai dati e agli eventi emersi nelle due settimane precedenti, ricordando che entro la prossima riunione di politica monetaria della Fed si renderanno ovviamente disponibili nuovi dati e nuove informazioni.

Tuttavia, questo cambio costante di prospettive da parte della Fed sembra indurre inevitabilmente a nuove turbolenze, come quelle registrate alla fine dello scorso anno e di riflesso a una maggiore volatilità del mercato. Inoltre, contrasta con l’obiettivo dichiarato dalla Fed di reagire a chiare inversioni di tendenza e non a singoli dati e cambi di umore.

Quadro economico statunitense stridente con l’approccio accomodante

La valutazione della Fed sul quadro economico USA pare stridere anche con questa virata accomodante nei toni: un mercato del lavoro molto solido (“raramente si sono viste prospettive migliori per le persone in cerca di occupazione”), crescita dei salari in linea con quella dell’inflazione e della produttività, consumi elevati e, come unico neo, una certa frenata negli investimenti aziendali.

Di seguito riportiamo le ultime proiezioni economiche della Fed:

  • Per il 2019 la Fed ha mantenuto la sua stima di crescita del PIL del 2,1%, aumentando tuttavia quella per il 2020 dall’1,9% di marzo al 2,0%.
  • La proiezione di inflazione per il 2019 (basata sulle spese core per i consumi personali) è stata ridotta dall’1,8% di marzo all’1,5%.
  • La proiezione relativa al tasso di disoccupazione per il 2019 è scesa leggermente, dalla precedente proiezione del 3,7% al 3,6%.

La Fed ha cercato di sopire i mercati e, com’è prevedibile, i mercati hanno subito alzato la posta: ora pretendono un taglio dei tassi il mese prossimo e ulteriori 2 o 3 tagli nella parte restante dell’anno.

Sonal Desai dubita fortemente che i dati delle prossime settimane mostreranno un peggioramento tendenziale tale da giustificare un taglio della Fed la quale, di riflesso, si troverà nuovamente in una posizione a mio avviso molto scomoda. Evidenzio che il punto mediano del “dot plot” della Fed continua a non mostrare alcun taglio per quest’anno.

Valutazione dei rischi: accentuazione della volatilità

Dopo la conferenza stampa, la valutazione dei rischi per il prossimo intervento di politica monetaria suggerisce chiaramente un taglio – spiega Sonal Desai -.

Per quest’anno non mi aspetto più un nuovo aumento della Fed, quindi nel quadro attuale escludo variazioni dei tassi. A preoccuparmi è l’eventualità di riduzioni dei tassi innescati esclusivamente da pressioni dei mercati, anziché da sviluppi economici.
Se ciò accadesse, la Fed non farebbe che aggravare le fibrillazioni e le distorsioni finanziarie da noi già rilevate nei mercati di alcuni attivi.

Nel suo tentativo di pacificare i mercati, la Fed continua a negoziare una minore volatilità oggi in cambio di una maggiore volatilità domani e di maggiori rischi finanziari futuri.

Autore: PierPaolo Molinengo Fonte: News Trend Online